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Tirrenide - silloge poetica di Maria Grazia Insinga

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"TIRRENIDE" ... nei ‘soliloqui poetici’ di Maria Grazia Insinga - Anterem Edizioni – Cierre Grafica 2020.


Un asterisco (*) a suddividere i ‘passi’ di soliloqui che avallano il silenzio a ‘forma’ compiuta e/o incompiuta di un dialogare estremo, definitivo, senza appello. Un passo dietro l’altro conforme a un prima e un dopo sospesi nella ricerca di un fil-rouge che investighi sul senso… “..era in era è e siamo l’intero”.
Orme di piedi scalzi che sfiorano appena l’arenile e continuano sull’acqua nell’attraversamento del mare dell’esperienza, da una sponda all’altra incerte, eppur ferme, sì da lasciare il segno del proprio passaggio, quasi di involo predestinato, inappellabile…

“..e del dopo e sul dopo diremo tanto / e tanto diremo è tutto dopo / ora e non saremo e mai”.

Lo si direbbe un voluto richiamo a note marginali, all’omissione di un concetto che sfugge all’indagine, o forse di un pensiero immaginale, indicibile, che subentra e invade lo spazio di un gesto incontrollato, un segno grafico in sostituzione d’una parola mancante…

“..la parola è qui cosa è presenza non quella / giusta né la soluzione né l’idea di luce perché qui / tutto è nuovo nulla ripete e nulla è in vita”.

Un ‘verso’ evocativo di edenica rimembranza, di cui Maria Grazia Insinga si serve nel richiamo alla ‘Tirrenide’ in illo-tempore scomparsa, e che pur riaffiora in ogni etnia del Mediterraneo Mare, come memoria mitica ancestrale, seppur disgiunta dall’odierna realtà virtuale…

“..e dall’infinito areale un corteo di posidonia sbuca / mostruose evoluzioni di unicorni e sirene in miriadi / di ippocampi la cui polvere è cura e linea di flusso e luce / tra opera viva e opera morta pinne dorsali disseccate / rapidissime farfalle cavalcatura e guida dei mostri”.

Per una realtà che sfugge all’estensione del ‘tempo’ e che s’avvia, per conseguenza, verso ‘la quarta dimensione’ della conoscenza, o se vogliamo della luce, in cui tutto risplende e sfoca nell’impercettibile, allorché il Sé viene alla mente estatica per non appartenere più a sé…

“..su in strada per Tirrenide il viaggio è già / compiuto e alza lo scirocco e / il pianeta è perfetto sto per morire”. Quale fonema di sicura ampiezza ‘il vento la macchia mediterranea un’imperfezione da correggere’ sulla linea di fuoco onde s’adempie il ‘sublime’.

Sussiste che il coniato asteriscolum latino non delimiti un luogo, un terreno confinante, uno spazio abitativo, bensì un alone luminoso dell’anima silente che avalla e/o sconfessa l’esperienza oggettiva dell’enunciato, ponendo il sigillo idiomatico all’ ‘indecidibile’…

“ora è troppo leggibile / la parola che c’è / e in quella che manca / il vuoto mille inizi / uguale mille non possibilità … / dove sono le cose / quando non ci sono?”.


“il tempo primo non sufficiente,

e secondo a nessuno e lo spazio

non sufficiente e prima di tutto

il nostro raccolto non sufficiente

non sento da un orecchio quello

musicale è vuoto e avverte la fine

dalla fine …”.


“che al nulla porti il nulla è già qualcosa

e la smettano di non dire il non dicibile

anche se lo ammetto è già qualcosa …

al diavolo un cenno sarà sufficiente

un nonnulla del capo al limite in limine

faremo unaltro cenno del capo”.


Entrati nel labirinto ricreato dall’autrice “..tutto è solo nel possibile niente”, nel mitico tutto delle parole “..l’estremo esercizio delle rapide contro / dammi il mio arco quotidiano”; dove il dardo incendiario penetra nel liquido discorsivo per incendiare il mare, ove Poseidone regna su Tirrenide “..sulla fiumana ingrossata”, “..l’arco contro la piena, contro vuoti e pieni, e la forma sigillo”; “..in un cerchio, un ciclo due anzi un triciclo o l’uroboro”, preso a simbolo archetipo della condizione esoterica dei cerchi nell’acqua, dell’indistinta sovrapposizione dei cerchi di luce che obliterano la vista...


“la forma nello spazio è pur sempre distanza e pure,

luogo e lì si toccano e c’è nell’intero di chi è solo

una misura di prosa che qui non c’è non c’è racconto

non dirsi ma essere che va verso un altro intero

per contraddirsi dirsi contro e dunque forma dimmi”.


«Io non scorgo che una successione di splendori crudeli il cui movimento stesso esige che io muoia.» – scriverà Georges Bataille (*) nel definire la morte la consumazione ‘sfavillante’ di tutto ciò che era. È qui che ‘Tirrenide’ riassume in sé ‘ciò che non può essere deciso’, il numero finito di ‘passi’, la parola ‘mancante’ nel dialogo costante che l’autrice propone, insito nella scelta del ‘verso’, o se vogliamo, nella ‘forma’ che l'autrice stessa ha dato al suo componimento poetico…


“..in cui la fame la resuscita al canto

del gallo in eccesso di corsivi

e a proposito il corsivo è suo”


“sul farsi del nulla sul farsi del verso

incepparsi in questa vita e nelle parallele

e in altri nulla nulla nulla e bastava uno”.


Poetica che la vede immersa in quel ‘soliloquio’ indefinito e pur nobile che le suggerisce l’anima, onde per cui alcun algoritmo può sostituirsi al ‘senso’ infine trovato, e che Jacques Derrida afferma «..non restare più in contatto con sé, non appartenere più a sé: sta in questo l’essenza della cenere, la sua stessa cenere.» (*)

Una ‘asterisco’ dunque che infine brilla come una stella nello spazio bianco della pagina, come di un cielo spolverato di un ‘biancore diffuso’, di quella ‘iancura’ (*) dove, per una ragione insperata, soggiunta imprevista, “..il nulla accadeva in forma di varco di nulla … la non perfezione della perfezione”.


L’autrice:

Maria Grazia Insinga, siciliana, letterata, musicista professionale, ideatrice di premi di poesia importanti per i giovani “La Balena di Ghiaccio”, “Premio Lighea”, è inoltre autrice superpremiata di libri di poesia e saggistica letteraria. Nel 2015 vince il concorso 'Opera prima', iniziativa editoriale diretta da Flavio Ermini, con la raccolta 'Persica' (coedita da Anterem e Cierre grafica). Nel 2016 con la raccolta 'Ophrys' è finalista alla XXX edizione del Premio Lorenzo Montano, uscito in volume nella collezione 'Limina' di Anterem Edizioni con la postfazione di Giorgio Bonacini. Il presente volume 'Tirrenide' partecipa alla XXXIII edizione del Premio Montano è oggi incluso nella Collezione “La Ricerca Letteraria” (Anterem 2020), a cura di Ranieri Teti.

Note:

(*) Georges Bataille, “Il Labirinto” – SE Editore 1970

(*) Jacques Derrida, “Ciò che resta del fuoco” – SE Editore 2000

(*) ‘iancura’ in “Tropismi” : iancura, biancore omerico, quiete marina – nella intervista a Paolo Casuscelli.

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